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PROGETTO AUTOIMMUNITA'
Il PROGETTO AUTOIMMUNITA' è un progetto scientifico gratuito concluso nel 2019

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Breve descrizione delle malattie Autoimmuni

 

La funzione di barriera intestinale contribuisce alla difesa e all’equilibrio dell'intestino modulando l'assorbimento di acqua, elettroliti e sostanze nutritive dal lume intestinale alla circolazione limitando il passaggio di sostanze e microrganismi nocivi. 

Sostanzialmente, tutte le malattie autoimmuni e quelle infiammatorie intestinali, sono associate a disfunzione della barriera intestinale e a disbiosi.

Numerose evidenze scientifiche stanno ipotizzando con sempre maggior consistenza che una parete intestinale non impermeabile (leaky gut) consente il passaggio indiscriminato di composti intraluminali al compartimento vascolare, consentendo attacco patogeno e conseguente risposta immunitaria difensiva.

Le risposte del sistema immunitario possono anche non essere proporzionate e idonee all’evento e innescare fenomeni di distruzione del tessuto proprio (tessuto Self): è la patologia Autoimmune.

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Da qui in avanti in relazione ai tessuti o agli organi colpiti vengono date le diverse definizioni cliniche; Se il tessuto colpito sarà osteoarticolare si chiamerà Artrite Reumatoide, se ad essere colpito dall’attacco autoimmune sarà quello pancreatico (delle cellule Beta) verrà definito come Diabete tipo1, se coinvolgerà l’intestino il nome attribuito sarà Morbo di Crohn, piuttosto che Celiachia, se l’organo bersaglio sarà la tiroide, la diagnosi definirà la Tiroidite di Hashimoto, se sarà un coinvolgimento sistemico la diagnosi parlerà di Lupus eritematoso Sistemico, e così via.

Le malattie autoimmuni classificate ad oggi sono circa 80, ma i meccanismi di eziopatogenesi sono i medesimi: Disbiosi intestinale e permeabilità della barriera epiteliale (strato di cellule che costituiscono l’interno dell’intestino). La manifesta zione clinica più evidente: l’Infiammazione.

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L’obiettivo terapeutico deve essere indirizzato a:

Ripristino della barriera intestinale

 

Per fare questo, dobbiamo agire sul Microbioma e sul Sistema Immunitario.

Questo due aspetti, è possibile modularli efficacemente con la Nutrizione Antinfiammatoria

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COME NASCE E COME SI SVILUPPA
IL PROGETTO AUTOIMMUNITA'

 

 

1) Il significato del Progetto

Questo progetto nasce dall’entusiasmo, dalla voglia di comunicare ai pazienti affetti da malattie invalidanti come quelle autoimmuni, che in realtà vi possono essere potenzialmente delle strade terapeutiche seriamente praticabili.

Percorsi che possono essere intrapresi a costo ZERO in termini economici e soprattutto privi di qualsiasi effetto collaterale. Detta così è naturale che possa apparire poco credibile se non addirittura fantasiosa.

E’ evidente che un’iniziativa di questo tipo possa destare grande diffidenza e comprensibile perplessità, visto e considerato che ad oggi le linee guida mediche, non forniscono alcuna terapia eziologica alle malattia reumatologiche-autoimmini.Ad oggi le terapie riconosciute sono puramente sintomatiche.

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Tutto nasce dal vissuto personale e da una trascorsa esperienza di malattia reumatologica Fibromialgica dell’autore del  Sito e della Pagina Facebook di SANI E INFORMATI 

 "La mia personale battaglia contro la Fibromialgia" 

https://www.wix.com/dashboard/14b9a000-10f0-4b2a-90dd-

Il mio Excursus

ba7221b91021/blog/5d034c6957ffa900172f2360/edit)https://www.facebook.com/saninformati/?modal=admin_todo_tour

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Dopo aver trascorso 4 anni della propria vita in compagnia della malattia, ed essere riuscito a superarla grazie a un lungo periodo dedicato allo studio dei dati di letteratura, ha deciso di applicare la medesima “ricetta terapeutica” ad un piccolo gruppetto di suoi pazienti.  

La sorprendente replicazione degli stessi esiti favorevoli, hanno indotto l’autore ad aprire questa pagina per mettere a disposizione di tutti gli accorgimenti applicati fino ad oggi contro le malattie autoimmuni. 

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2) L'obbiettivo del progetto

Portare 100 pazienti a guarigione o remissione integrale della malattia affrancandosi definitivamente da terapie farmaceutico-farmacologiche. Presentazione dei risultati clinici alla comunità scientifica.

E’ un’iniziativa che non ha alcun scopo di lucro, la divulgazione delle informazioni potenzialmente utili alla collettività è il vero motore dell’iniziativa. Dimostriamo insieme che possiamo riprenderci il diritto alla Salute.

 

“Non abbiate timore di mettervi alla prova. L’esito peggiore che potrete avere sarà quello di avere una maggiore freschezza mentale e qualche chilo di grasso in meno”      

Nascimben Andrea

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3) L'approccio integrato (Nutrizione + Osteopatia)

Il Progetto Autoimmunità, nasce dalla necessità di dare una risposta il più possibilmente eziologica ai pazienti in merito alle disfunzioni e dolori che riferiscono, andando al di là del semplice approccio Osteopatico.

Un metodo terapeutico, quello Osteopatico, che resta utilissimo per ridurre nell’immediato la sintomatologia dei pazienti, poichè in grado di affrontare con buona efficacia numerose alterazioni, grazie ad una valutazione complessiva del “sistema Corpo” e dei suoi reciproci rapporti ( valutazione sul piano neuro-immuno-endocrino e strutturale).

L’Osteopatia, nonostante possa costituire dunque un interessante metodo terapeutico, resta limitata all’aspetto organico, trascurando di fatto ciò che in realtà rappresenta il principale determinante delle condizioni di salute e malattia; la Nutrizione.

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Come ci insegna oggi la nutrigenomica e tutte le discipline OMICHE, gli infiniti composti molecolari presenti nei cibi  rappresentano strumenti di attivazione diretta del nostro DNA.

Polifenoli, vitamine, Grassi essenziali costituiscono dei veri e propri Nutriceutici, ovvero in grado di modulare direttamente quasi tutti i nostri geni.

Nella mia pratica clinica, mi rendevo conto che l’approccio tradizionale Osteopatico aveva in sé dei limiti importanti rappresentati proprio da questa sottovalutazione dell’aspetto nutrizionale.

Una prima osservazione che deve essere fatta è che il paziente che si rivolge all’Osteopata, lo fa per la gran parte dei casi per motivi riconducibili a disfunzioni/alterazioni/sintomi di natura Ortopedica (che coinvolge l’apparato locomotore) e il più delle volte (fatta salva la condizione traumatica) sono soggetti che presentano mediamente scarse condizioni fisiche, con sovrappeso ( anche leggero), grasso addominale evidente, sedentarietà.

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Una seconda constatazione clinica ricorrente è che il quadro sintomatologico (apparentemente Osteoarticolare) si aggrava se il paziente è sottoposto a terapie chimico-farmaceutiche.

Queste mie continue osservazioni unite ad esperienze di dolore e malattia personale (Fibromialgia, Polipoli intestinale, calcolosi alla colecisti che mi hanno imposto di ricercare la risoluzione dei problemi) mi hanno indotto nel corso del tempo, ad operare in maniera profondamente diversa rispetto al passato. La discontinuità definitiva in termini di approccio terapeutico è stata determinata da un lutto famigliare.

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Oggi per il sottoscritto essere di apporto al paziente non può più essere visto come semplice approccio organico (terapia Osteopatica), ma deve essere integrato necessariamente dall’INFORMAZIONE del paziente.Un’informazione che porti il paziente a prender coscienza che l’aspetto nutrizionale è un passaggio obbligato se non si vuole che le stesse condizioni che hanno determinato la malattia/disfunzione, si possano ripresentare.

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INFORMARE il paziente che proseguire sulla medesima strada che lo ha condotto nello studio di Osteopatia, come in quello di Fisioterapia piuttosto che in quello Medico, non potrà che allontanarlo sempre più dalla condizione di salute è fondamentale.

E’ passaggio essenziale che il paziente prenda coscienza che un approccio “esterno” (farmaci e terapie fisiche) potrebbe essergli solo di aiuto temporaneamente, ma non potranno MAI essere risolutive (fatta salva la condizione di riabilitazione post traumatologica) se non decide di intraprendere un nuovo percorso di vita.

In questo Progetto-Studio, ho voluto dimostrare che è assolutamente possibile ottenere sorprendenti risultati in termini di salute seguendo semplicemente un’Alimentazione ANTINFIAMMATORIA.

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NB. I trattamenti Osteopatici fatti in Studio, non sono inclusi nel Progetto Autoimmunità. Possono fornire il loro valido contributo al contenimento della sintomatologia, ma non sono passaggio essenziale alla terapia contro le malattie autoimmuni. 

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VALORI EMATOCHIMICI UTILI

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Raccomandazioni

Sono semplici esami del sangue che andrebbero effettuati come procedura di routine. Potrebbero identificare un’eventuale condizione infiammatoria o al contrario rappresentare una verosimile situazione di buona salute.

Pertanto, sarebbe utile esserne in possesso prima di iniziare un’eventuale piano alimentare, per due semplici ragioni:

 

1- Evidenziare una eventuale condizione infiammatoria, ed altre alterazioni metaboliche che coinvolgono il sistema immunitario, endocrino, oltre ad alterazioni ematochimiche e dell’alvo. 

 

2- Evidenziare i miglioramenti. Sono approfondimenti di laboratorio che sarebbe utile effettuare prima di intraprendere l’Alimentazione Antiinfiammatoria, in modo da evidenziare i progressi in termini ematochimici (glicemia, insulinemia, lipidemia, Tiroide e tutti i markers dell’infiammazione) e pressori.

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Solitamente ai progressi in termini ematochimici, si accompagnano anche quelli di tipo funzionale (regolarità intestinale) e riduzione consistente delle sintomatologie osteo articolari e viscerali (intestino, colecisti).

 

Sono tutti markers che se intrecciati, possono far diagnosi di eventuale condizione  infiammatoria e possibili meccanismi patogenetici in atto. 

 

Valori da rilevare :

Glicemia e insulinemia, colesterolo totale, colesterolo LDL, Trigliceridi/HDL, transaminasi complete, emocromo, ferritina, Transferrina, acido urico, PCR, Vit. D3/Paratormone, vitaminaB12, fibrinogeno, emoglobina glicosilata (hs), omocisteina/acido folico, rapporto AA/EPA (acido eicosapantenoico), e AA/DHA (acido docosaesaenoico), TSH, T3 T4, Globuli bianchi, Na, K, Mg, Zn, Ca, Calprotectina fecale. 

Esami delle urine complete

Eventualmente se il laboratorio lo effettua, rilevare anche i valori di Leptina, Interluchina6 e Vitamina K

 


Qualche dettaglio e indicazioni cliniche

1) Glicemia
Valore molto soggettivo, di norma oscilla tra 70 e 90, più tende ad alzarsi e più si può pensare che ci sia insulino resistenza, anche se il valore limite è considerato 110 e per alcuni altre società scientifiche internazionali 100.

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2) Colesterolo e Trigliceridi

Questi valori dipendono moltissimo dalla quantità di insulina. La sintesi del colesterolo e dei trigliceridi avviene quando nell’organismo c’è abbondanza di zuccheri, il termometro della quantità di zuccheri è il livello di insulina, se ce n’è molta, il fegato è convinto di avere a disposizione molta energia e quindi converte zuccheri in grassi per fare “scorta” e approfitta dell’abbondanza energetica per sintetizzare più colesterolo e maggiore quantità di ormoni pro infiammatori (significa maggior ricambio tessutale).
I valori ideali sono un colesterolo LDL tra 80 e 130, l’HDL più elevato possibile.
Più che i singoli valori il reale indice infiammatorio è dato dal rapporto TG/HDL, più vicino possibile ad 1. Il risultato sarà uno dei più importanti parametri di rischio cardiaco e infiammatorio. Rapporto ideale sotto il 2.

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3) Curva glicemica e dosaggio dell’insulina
Un buon esame per verificare la sensibilità all’insulina è misurare il comportamento della glicemia dopo l’ingestione di una specifica quantità di glucosio e soprattutto quanta insulina è necessaria per un determinato abbassamento glicemico.
Maggiore è la quantità di insulina necessaria e maggiore sarà la vostra insulino-resistenza e di conseguenza la vostra tendenza all’infiammazione.

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4) Acidi grassi essenziali a catena lunga
Come da sempre diciamo che uno dei più importanti fattori di infiammazione dipende dalla composizione degli acidi grassi di membrana, in particolare il rapporto tra gli essenziali Omega 3 (acido linolenico è il precursore)e Omega 6 (acido linoleico è il precursore).

Quello che ci interessa particolarmente è il rapporto tra

Acido Arachidonico ed EPA in termini corretti AA/EPA

e il rapporto tra AA/DHA.
Ci interessa particolarmente cioè il rapporto tra

gli acidi grassi omega 6 ed omega 3

Il rapporto ideale è da 1,5 a 2.

Per correggere il rapporto AA/EPA le strade sono due; ridurre la quantità di Acido linoleico introdotto(è contenuto soprattutto negli olii di semi vari) e integrare EPA (lo troviamo nell’olio di pesce), pertanto le miglior soluzione sono un’ integratore di olio di pesce o pesce azzurro.

Per calcolare la quantità di Omega3 da integrare, si può considerare un metodo semplice:

ES.
Il rapporto AA/EPA è 10, dieci caps di Omega3
Il rapporto è 4, 4 caps.. etc…
Ovviamente parliamo di quantità giornaliera,
a mano a mano che il rapporto si abbassa,
il dosaggio si riduce, fino ad arrivare
alle 2 caps/giorno di mantenimento

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5) Vit D/Paratormome

Rapporto importante per il metabolismo osseo oltre per la funzionalità immunitaria.
I due parametri che si valutano sono il dosaggio della vit D nella sua forma pro attiva (0,25 OHD) e il Paratormone (PTH).
Essendo due ormoni che hanno effetti antagonisti, all’aumentare di uno si verifica (di norma) un abbassamento dell’altro.

Un buon valore di vit D dovrebbe essere tra 80 e 100 ng/ML (nel caso del valore in mmol circa il triplo).Il PTH dovrebbe essere il minore possibile, tendere al valore minimo del range. 

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Per l’integrazione di Vit.D, ci si può regolare

in questa maniera:

Per valori da 0 a 40 integrare giornalmente

con 10.000 ul.

Per valori da 40 a 80 5000/7500 ul/giorno.

Oltre il 100 non si effettua integrazione.

I due fattori che incidono molto sulla quantità di Vit. D attiva sono il vostro peso corporeo e la quantità di esposizione alla luce solare giornaliera ( mediamente 20.000 ui vengono prodotti con una ventina di minuti di esposizione solare, quindi regolatevi di conseguenza, più sole prendete e meno Vit. D serve)
 

6) Acido Folico/ Omocisteina

Sarebbe bene che l'Acido Folico si mantenesse nella parte alta del range e l'Omocisteina al di sotto del 8-9.
L’Omocisteina, rappresenta un valore primario sia nei quadri autoimmuni che nei quadri misti autoimmuni/allergici e nelle patologie cardiovascolari.
Una buona capacità metilatoria è preventivo in moltissime malattie cardiovascolari, neoplastiche e infiammatorie.

Di norma il suo livello limite è di 14, sotto il quale nessun medico vi dirà nulla, ma in chiave funzionale un valore sopra 8-9 già è indice di difficoltà metilatoria, e va dunque indagato.

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Un valore elevato di omocisteina può anche essere indice di un polimorfismo, un difetto genetico dell'enzima (Metil-Tedra-HIdro-Folato Reduttasi ) che trasforma il folato (5,10 MTHF) in acido folico (5 MTHF), mutazione che può portare ad una maggiore probabilità di trombi e patologie circolatorie, poichè l'Omocisteina tende ad accumularsi nel sangue. L'acido folinico, diversamente dall’acido folico, non richiede la riduzione da parte dell’enzima 5MTHFR. 
Nel caso ci si trovasse in questa situazione una integrazione di acido folinico (ovvero l’acido folico attivato) può aiutare moltissimo. 

 

7) Valori Tiroidei

Le anomalie tiroidee incidono fortemente sul sistema immunitario
Moltissimi ipotiroidismi sono sub-clinici, non vengono cioè diagnosticati, ma l’effetto a lungo termine sul sistema immunitario e sull’equilibrio endocrino può essere devastante. I tre valori che si controllano sono il TSH, il T4 e il T3.

La triiodotironina (T3) è un ormone tiroideo, prodotto dalla ghiandola endocrina tiroide insieme alla tiroxina (t4). La ghiandola tiroide produce maggiori quantità di tiroxina rispetto a triiodotironina. La triiodotironina è metabolicamente più attiva. Così, nei tessuti periferici la tiroxina viene trasformata in triiodotironina (80% della triiodotironina viene prodotta dalla tiroxina perifericamente e 20% viene prodotta nella ghiandola tiroide). La tiroxina (T4 plasmatica), costituisce un “serbatoio” di T3 .

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TSH: 0,3-5,0. Negli stati uniti, il valore max è stabilito a 3 (questo è il valore considerato maggiormente attendibile , al di sopra del quale andrebbe indagato per sospetto deficit ipofisario). 

T4/T3: i loro valori dovrebbero rimanere vicini alla parte alta del range, garantendo quindi disponibilità di ormone tiroideo libero nei tessuti.

Significati più probabili:

TSH            T4                           T3                              Interpretation

Alto            Normale                Normale                   Ipotiroidismo lieve (subclinico)

 

 

Alto          Basso                       Basso o normale     Ipotiroidismo

 

Basso       Normale                   Normale                  Ipertiroidismo lieve (subclinico)

 

Basso       Alto o normale        Alto o normale        Ipertiroidismo

 

Basso       Basso o normale     Basso o normale     Patologie non tiroidee, ipotiroidismo                                                                                      secondario (causato dalla ghiandola                                                                                      pituitaria, raro)

 

8) Insulina a digiuno v.n. 5-10 uIU/ml
Valori superiori a 10 uIU/ml sono indice, oltre che di resistenza insulinica, di uno stato infiammatorio con rischio di sviluppare malattie cardiache. Ottimale sarebbe 5 uIU/ml. Ma valori inferiori al 5 sono fisiologici se stiamo seguendo un’alimentazione con pochi carboidrati.

 

9)TG/HDL  (Trigliceridi/HDL)
Dà un indicazione indiretta sulle LDL aterogene, quelle di piccole dimensioni ; rapporto < 1,5.

 

10)Esami della fase tardiva infiammatoria

PCR

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11) HDL/LDL

Il rapporto dovrebbe oscillare tra 1 e 3 . Pertanto un elevato livello di LDL (oltre il 150) dovrebbe associarsi ad incremento delle HDL. Le richieste energetiche indotte dall’esercizio fisico, portano ad innalzare i livelli di HDL (economia energetica) e tendenzialmente abbassare le LDL (in seguito maggior utilizzo per sintesi ormonale e ricostituzione cellulare). HDL deve essere maggiore di 40, LDL al max 180

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