Nascimben Andrea
Ad oggi, circa 280 milioni di persone al mondo assumono Statine
La comunità scientifica agli esordi , ovvero tra la fine degli anni '70, e soprattutto a partire dagli anni ’80, accoglie con grande favore la novità delle statine perché finalmente si aveva una pasticca miracolosa che abbassava quel maledetto “killer” del colesterolo.
Successivamente, dopo circa 10-15 anni di approcci terapeutici a base di statine, almeno una parte dei clinici, iniziano a nutrire forti dubbi sulla reale efficacia del principio attivo, ma soprattutto sul razionale scientifico che lo supporta.
In questi ultimi 15 anni, molte evidenze (soprattutto statistiche) hanno dimostrato come il colesterolo non possa essere la vera causa eziologica dei disturbi cardio vascolari, ma semplicemente un fattore di rischio, in particolare se vi sono determinate altre condizioni cliniche, come iperglicemia e ipertensione.
Nel tempo alcuni dati dimostrano, non solo una ridotta efficacia in termini di riduzione degli eventi cardiovascolari, ma di quanto il colesterolo fosse solo marginalmente responsabile degli eventi cardiovascolari fatali e non fatali.
Giusto per citare alcuni autorevoli voci della comunità medica, in un primo momento favorevoli alle Statine, ma nel corso della loro pratica clinica, deventano sempre più scettici,è il Prof john Abramson docente della haward medical school, il quale in un’intervista, riporta:
“avevamo creduto agli studi pubblicati sulle principali riviste scientifiche , così come la gran parte dei medici aveva fatto, perché si era pensato, se sono stati pubblicati , erano stati anche controllati dai revisori alla pari i cosi detti “peer review” e pertanto affidabili , con il tempo ci siamo accorti che avevamo creduto a studi costruiti sulla base di ragioni economiche“
Anche il Dott. Michelle de Logeril cardiologo ricercatore del CNRS, riferisce:
“ Nei primi anni duemila ci siamo resi conto che in realtà le prove portate dall’industria erano state costruite a tavolino, minimizzando gli effetti collaterali e amplificando gli effetti terapeutici. Infatti quando l’autorità pubblica statunitense (FDA) ha deciso di cambiare i protocolli con cui effettuare lo studio sui farmaci, quelli sulle statine iniziavano a dare risultati ben diversi dai precedenti”.
Come illustra molto bene l'immagine, la placca aterosclerotica composta ANCHE da colesterolo, non si "appiccica" alla parte interna del vaso, bensì al di sotto di essa. Per potersi realizzare è necessario che vi sia una lesione dell'epitelio vascolare ( il tessuto di rivestimento interno del vaso) e solo allora inizierà l'infiltrazione dei vari composti del sangue e di altri tessuti.
Chi volesse approfondire, può leggersi i dati dei 4 studi più autorevoli fatti sulle statine: Woscops, lipid, Care, 4s . In tutti e 4 i risultati in termini di riduzione degli eventi cardiovascolari sono davvero risibili; con l’2-3 % di riduzione del rischio cardiovascolare e solo del 1-2% la riduzione degli indici di morte per malattie cardio vascolari, ma nessuna diminuzione si è registrata se consideriamo tutte le cause di morte.
“Che il colesterolo debba essere tenuto il più basso possibile è una follia senza alcun principio scientifico” sostiene un altro medico ricercatore, il Dott. Mikael Rabaeus cardiologo ospedaliero.
Ma da dove parte questo grande equivoco?
Tutto ha inizio dal famoso studio di Ancel keys, il Seven country study”
Nella sua ricerca, il Biologo Americano, secondo molti autorevoli studiosi, orienta un po' gli esiti della ricerca.
Uno studio importante che coinvolge, a metà degli anni 50 , circa 12.000 persone di 7 paesi diversi, tra i quali anche 1700 in Italia. Nel nostro paese, si evidenzia che non si muore di malattie cardiovascolari e che guarda caso il colesterolo risulta molto basso, rispetto ad altri paesi presi in esame.Per Ancel Keys , il dado è tratto.
Decide però di non tener contodi altri importanti fattori, come la forte restrizione calorica e la costante attività fisica alla quale erano sottoposte le popolazioni studiate e dunque a corredo di questo stile di vita, anche i livelli di glicemia così come la pressione arteriosa, risultano molto bassi.
Per non parlare dell’IMC, tutti soggetti mediamente in sottopeso, rispetto alle tabelle mediche di oggi e in costante restrizione calorica.
Considerazioni che avrebbero potuto modificare in maniera determinante il peso attribuito al colesterolo.
Si preferisce prendere di mira un grasso forse perché più intuitivo pensare e far pensare all’opinione pubblica che sia un grasso ad ostruire le arterie piuttosto che addentrarsi troppo in altri meccanismi, che almeno in parte nemmeno si conoscevano; come iperglicemia e sovrappeso fattori eziologici e stimolatori di infiammazione soprattutto endo vascolare.
Insomma si preferisce adottare una sola tesi: Colesterolo LDL basso = bassa incidenza di malattia cardiovascolari.
Quindi invece di riportare Tutti i dati e formulare poi un ipotesi, Il ricercatore Americano, fa prima un ipotesi (poco colesterolo e poche malattie ischemiche miocardiche) e poi cerca i dati a suffragio di questa tesi, evitando di riportare tutti quegli elementi che avrebbero potuto pregiudicarla (come molta attività fisica, dieta ipocalorica ,IMC basso).
Sull'American Heart Journal (gennaio 2009) è apparso uno studio che ha analizzato ben 137.000 pazienti ricoverati presso gli ospedali degli Stati Uniti con un attacco di cuore. Ebbene, nel 63% dei casi queste persone avevano un colesterolo "normale".
Un’altro 30% aveva il colesterolo alto, ma non solo questo fattore: l'ipercolesterolemia si associava ad altre problematiche metaboliche e cardiovascolari, come ipertensione, iperglicemia/diabete e sovrappeso.
Questa scarsa attinenza del colesterolo con gli eventi ischemici, la si era appurata fin dagli esordi delle statine, attraverso alcuni studi effettuati a metà degli anni 70, da un gruppo di ricercatori statunitensi. Si mise in evidenza che era molto più pericoloso avere elevati livelli di Omocisteina nel sangue rispetto al colesterolo.
Purtroppo, questo importante studio, cadde nell’oblio e si proseguì nel divulgare la nuova teoria di Ancel Keys. Oramai il bussiness delle Statine era partito e le case farmaceutiche si erano buttate a preparare la nuova molecola “salvavita”.
Anche un altro ricercatore il Dott. Kilmer Mc Cully (patologo americano) aveva scoperto, fin dai primi anni 90, che bassi livelli di vit B facilitava la formazione di omocisteina e incremento dei rischio cardiovascolare (attraverso studi effettuati prima sugli animali e poi sull’uomo)
Dimostrò che nelle placche i livelli di omocisteina incidevano molto di più rispetto ai livelli di colesterolo in merito agli esiti cardiovascolari fatali e non fatali.
Inutile ricordare che sostenitori della teoria del colesterolo a partire dai grandi nomi responsabili del mondo della ricerca di all'ora, decisero di mettere in scantinato il dott. Mc Cully, togliendogli nel giro di un paio di anni, qualsiasi fondo per la ricerca.
Il ricercatore, fu abbandonato anche dai suoi colleghi che preferirono andare in centri di ricerca ben strutturati e ben finanziati piuttosto che restare in un laboratorio privo di fondi e di risorse per perseguire una battaglia impossibile.
Una visione contro corrente, quella del patologo Mc Cully , rispetto alla gran parte della comunità scientifica allineata alle posizioni sostenute dalle farmaceutiche.
Vi ricordo che Ancel Keys e i suoi fidati collaboratori, erano il gruppo di scienziati ai quali il governo degli Stati uniti, aveva affidato la responsabilità e la facoltà di decidere (negli ‘60)a chi destinare i fondi pubblici per la ricerca. Per dirla come alcuni ricercatori: era una sorta di cupola che gestiva flussi finanziari enormi per l’epoca.
Insomma ancora una volta i fattori economici prevalgono su quelli della pura scienza e per l ennesima volta ieri come oggi se si decide di far coincidere gli intereressi di un potente settore economico con quelli di una parte della ricerca, diventano dogma incontestabile.
Se poi il mondo accademico decide di entrare nel bussiness sposando una determinata tesi
e inserendo nel proprio programma formativo dei giovani studenti i uno specifico percorso didattico, il danno che si fa alla scienza e ai poveri pazienti consumatori è incalcolabile.
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