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CONFLITTI di INTERESSE: Parte Terza

Questo è il Terzo post dedicato ai conflitti di interesse che si registrano in ambito della ricerca medica.


i conflitti di Interesse, si esprimono per esempio attarverso i rapporti economici diretti tra ricercatori e industria. Anche un’importante revisione sistematica della letteratura, fatta nel 2003, ( Bekelman JE, Li Y, Gross CP. Scope and impact of financial conflicts of interest in biomedical research – a systematic review. JAMA 2003;289:454-65), stimava che approssimativamente il 38 % dei ricercatori presso istituzioni accademiche del Nord America avesse avuto legami finanziari espliciti con sponsor industriali ed un'altra parte che si ritiene cospicua, non ha dichiarato i propri rapporti per non sollevare questioni di indipendenza dai risultati.


Ricerche a carattere sociale hanno dimostrato che chi riceve regalie, anche di valore modesto, mette a rischio la propria obiettività sentendo inconsciamente il dovere di contraccambiare (Brennan TA, Rothman DJ, Blank L, Blumenthal D, Chimonas SC, Cohen JJ, Goldman J, Kassirer JP, Kimball H, Naughton, Smelser N. Health industry practices that create conflicts of interest – A policy proposal for academic medical centers. JAMA 2006;295:429-33).



L’ennesima prova sul sistematico e sistemico conflitto di interessi con l’industria da parte di gran parte della comunità scientifica, la evidenzia la dott.ssa Marcia Angell ( medico, autore, e la prima donna americana a servire come redattore capo del New England Journal of Medicine . Attualmente è docente presso il Dipartimento di salute e medicina presso la Harvard Medical School di Boston, nel Massachusetts ) sottolineava il problema notando che:

“ Lo studio che abbiamo fatto, consiste in un’indagine fatta sugli autori che avevano pubblicato articoli su diverse riviste scientifiche sull’uso di calcio antagonisti per il trattamento di problemi cardiovascolari. Si chiede loro se abbiano avuto rapporti finanziari con le aziende produttrici di tali farmaci.

Gli esperti che avevano rapporti con l’industria, erano per il 96% favorevoli all’uso del farmaco, mentre tra quelli che non avevano avuto rapporti con l’azienda produttrice, erano favorevoli solo al 37% È quindi dimostrata statisticamente la distorsione del giudizio degli esperti dovuta al CDI , in questo caso di natura economica“.



Il documento dell’ISS del 2016, cita chiaramente che Quando i risultati della ricerca non si adattano a favorire la politica commerciale dell’industria possono essere abilmente manipolati, attraverso diverse strategie, oppure ignorati del tutto gli effetti avversi, o ancora, ritardata la loro pubblicazione (generando un forte bias di pubblicazione).




Sono stati denunciati centinaia di episodi in cui il partner industriale avrebbe limitato la condivisione e l’utilizzo dei dati raccolti (Campbell EG, Louis KS, Blumenthal D. Looking a gift horse in the mouth – Corporate gifts supporting life sciences research. JAMA 1998;279:995-9) come conferma il Prof. Gessa dell’Universita' di Cagliari, il quale ricevendo soldi per fare ricerca da 3 multinazionali straniere e da una casa italiana, di cui pero' non rivela i nomi, dice:

"Se studi un farmaco per conto di una compagnia – spiega Gessa – devi firmare un Secrecy Agreement, un accordo di segretezza in cui ti impegni a fare solo cio' che concordi con lo sponsor e nient’altro. Ad esempio, a non divulgare informazioni e a non pubblicare niente senza autorizzazione. Per fare dell’altro ti serve l’OK del finanziatore, che non sempre e' propenso a concederlo".



Inoltre la pubblicazione, parziale o in ritardo, o al contrario ripetuta più volte (se l’esito della ricerca è positivo) su diverse riviste scientifiche (Garattini S, Bertelé V, Bertolini G. A failed attempt at collaboration. BMJ 2013;347:f5354. Blumenthal D, Campbell EG, Anderson M, Causino N, Louis KS. Withholding of research results ), generando un’importante bias (distorsione del risultato) nella comprensione del fenomeno studiato e invalida gli studi di conferma basati su revisione sistematica della letteratura scientifica.


Tale bias di pubblicazione può essere attribuito alla convenienza dell’industria di pubblicare solo risultati che abbiano una ricaduta favorevole


Anche la modalità di esecuzione di una ricerca sistematica può fare la differenza: basta considerare o non considerare UNO o PIU criteri di inclusione, come per esempio un particolare effetto collaterale, oppure un a determinata fascia di età che notoriamente svantaggiosa dal punto di vista clinico. Oppure non considerare le modalità di reclutamento dei pazienti ed altro ancora.


Non solo progetti di ricerca per la scoperta di nuovi farmaci, ma anche altre attività accademiche vengono finanziate dall’industria, tra queste principalmente: riunioni scientifiche, programmi di formazione e borse di studio di perfezionamento per i già professionisti del settore ma anche studenti universitari (Martin JB, Kasper DL. In whose best interest? Breaching the academic-industrial wall. N Engl J Med 2000;342:1646-9)


In altre parole, profonde distorsioni basate fondamentalmente da motivazioni economico-finanziarie. Forse è il caso di riflettere seriamente su di un aspetto che ha diretto impatto sulla salute pubblica .....


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