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MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI

Nascimben Andrea





Le persone che soffrono di colite o colon irritabile, con tutti segni e sintomi ad esse associati, sono un numero sempre crescente.

In questi ultimi 30-40 anni, vi è una vera e propria PANDEMIA di malattie intestinali (sindromi , patologie e disordini autoimmuni) che seguono, pari passo l' "evoluzione" delle nostre abitudini, sia in ambito alimentare (ovvero cibo industriale) che motorio ( la pressochè assenza di attività fisica).



Se da un lato l'ingresso della tecnologia in tutti gli ambiti lavorativi ha ridotto significativamente lo stress psicofisico riducendo conseguentemente i processi ossidativi ( invecchiamento precoce) , dall'altro ha introdotto la sedentarietà come elemento costantemente presente nel corso di tutta la nostra vita.


Dunque si è passati da ritmi di lavoro estenuanti in termini di ore di lavoro e di fatica fisica, ad una pressochè totale assenza di attività motoria. Se a questo aspetto, introduciamo anche l'elemento nutrizionale basato su cibi industriali ricchi di grassi idrogenati e zuccheri, ecco che il pasticcio in termini di salute inizia a concretizzarsi.



Nell'intestino irritabile, si registrano tutta una serie di elementi di frequente riscontro:


un'eccessiva attivazione dei alcune cellule immunitarie (Linfociti Th1, e Th2 ) attivate da endotossine come i LPS ( Lipopolisaccaridi, ovvero dei "recettori" dei nostri batteri) prodotte da batteri patogeni, che genralmente comportano infiammazione intestinale cronica (1).


Un'ipotesi, è che il sistema immunitario innato (Ndr. una condizione di disbiosi ereditata dalla madre alla quale si è magari aggiunto un'allattamento artificiale) nei pazienti con malattia infiammatoria intestinale potrebbe essere carente, e a sua volta portare ad una risposta adattativa incontrollata.



La Colite ulcerosa (UC) è una delle due principali malattie infiammatorie idiopatiche (2,3), ovvero delle quali non si conosce una causa precisa e definita, in cui però, il numero di lattobacilli (batteri simbiotici) si dimostrano essere significativamente inferiori durante la fase attiva della malattia (4).


Inoltre, le comunità batteriche del colon in pazienti con colite, risultano generalmente avere una minore biodiversità, soprattutto durante l'infiammazione acuta. I batteri del Clostridiales sono gruppo più prominente nei campioni dal colon infiammato (5)


Lo sviluppo di colite è associato frequentemente ad elevate quantità dei batteri E. coli.


Alcuni prodotti batterici (metaboliti batterici) accentuerebbero l'infiammazione acuta legandosi a specifici recettori presenti sia sulle cellule immunitarie che dell’epitelio intestinale ( TLR2- e TLR4 ) (6), amplificando il fenomeno infiammatorio.




Un recente studio, ha osservato una riduzione di batteri della famiglia delle hominis Roseburia e prausnitzii faecalibacterium in campioni fecali di pazienti con colite, ed entrambe le specie hanno mostrato una correlazione inversa con l'attività della malattia (7), (ovvero più ce ne sono, meglio è per il paziente).


Avevano anche percentuali inferiori di altre specie batteriche potenzialmente protettive (ad esempio, Lachnospiraceae e Ruminococcaceae famiglie) rispetto ai loro gemelli sani.


Anche le funzioni batteriche, come la produzione butirrato, potrebbero influenzare l'espressione genica della mucosa (8).


È stato suggerito che una combinazione di prebiotico (inulina a catena lunga derivata dalla cicoria), ha ridotto la colite nei topi da laboratorio che avevano una predisposizione genetica ( HLA-B27) alla colite, registrando una diminuzione di citochine proinfiammatorie, e aumento delle molecole immunomodulatorie antinfiammatorie come le interluchina10.


La complessiva DISbiosi, porta ad una maggiore permeabilità intestinale e dunque ad un'incremento conseguente dell'infiammazione, prima locale (intestinale) e sucessivamente sistemica.


In diversi studi è stato dimostrato che l'uso prebiotici e probiotici, soprattutto quando assunti in contemporanea, comporta un effetto positivo sull'induzione verso la remissione in pazienti con malattia intestinale cronica.




Dunque mangiare in modo sano ( contenendo le calorie complessivo e i cibi ad alta densità glucidica) con alimenti ricchi di fibre (Prebiotici),


utilizzare periodicamente un PRObiotico come dei fermenti ad alta concetrazione batterica (almeno 5-10 miliardi per dose)


e svolgere regolare ( e moderata) attività fisica riulta essere un binomio efficacissimo contro infiammazione e irregolarità intestinale.



Il più delle volte i pazienti cercano tra gli "ultimi ritrovati" chimico-farmaceutici, la soluzione ai loro problemi, ignorando che quei disturbi (sindromi o patologie) hanno un'origine NON innata, bensì acquisita da errate abitudini alimentari reiterate nel tempo.


Chi si occupa di questi pazienti, fatica a far comprendere loro che è sufficiente, il più delle volte, adottare in pianta STABILE semplici accorgimenti nutrizionali e comportamentali quotidiani per cambiare RADICALMENTE la propria condizione di SALUTE,


ma chi si incammina in questo percorso terapeutico difficilmente torna indietro alla ricerca di soluzioni chimico-farmaceutiche puramente sintomatiche




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Per avere una soluzione PRATICA

https://www.sanieinformati.com/post/metodo-terapeutico-globale-mtg-osteopatia-nutrizione



Per ulteriori approfondimenti:







bibliografia

1. Altilia S., Santoro A., Malagoli D., Lanzarini C., Ballesteros Álvarez JA, Galazzo G., Porter DC, Crocco P., Rose G., Passarino G., et al. Il polimorfismo del codone 72 TP53 influisce sull'accumulo del danno mtDNA nelle cellule umane. Aging (Albany NY) 2012; 4 : 28-39. [ Articolo libero di PMC ] [ PubMed ]

2. Soerensen M., Christensen K., Stevnsner T., Christiansen L. Il polimorfismo singolo nucleotide rs4880 Mn-superossido dismutasi e il polimorfismo singolo nucleotide rs1050450 di glutatione perossidasi 1 sono associati all'invecchiamento e alla longevità nel vecchio antico. Mech. Aging Dev. 2009; 130 : 308-314. [ Articolo libero di PMC ] [ PubMed ]

3. Lunetta KL, D'Agostino RB, Sr., Karasik D., Benjamin EJ, Guo CY, Govindaraju R., Kiel DP, Kelly-Hayes M., Massaro JM, Pencina MJ, et al. Correlati genetici della longevità e fenotipi di età selezionati: uno studio di associazione a livello genomico nello Studio Framingham. BMC Med. Genet. 2007; 8 (Suppl 1) doi: 10.1186 / 1471-2350-8-S1-S13. [ Articolo gratuito di PMC ] [ PubMed ] [ Cross Ref ]

4. Montesanto A., Crocco P., Tallaro F., Pisani F., Mazzei B., Mari V., Corsonello A., Lattanzio F., Passarino G., Rose G. Common polimorfismi in ossido nitrico sintasi ( NOS ) i geni influenzano la qualità dell'invecchiamento e la longevità negli esseri umani. Biogerontologia. 2013; 14 : 177-186. [ PubMed ]

5. Altomare K., Greco V., Bellizzi D., Berardelli M., Dato S., DeRango F., Garasto S., Rose G., Feraco E., Mari V., et al. L'allele (A) -110 nella regione promotore del gene HSP70-1 è sfavorevole alla longevità delle donne. Biogerontologia. 2003; 4 : 215-220. [ PubMed ]

6. Singh R., Kølvraa S., Bross P., Christensen K., Gregersen N., Tan Q., Jensen UB, Eiberg H., Rattan SI Protezione di calore a 70 geni e longevità umana: una visione dalla Danimarca. Ann. NY Acad. Sci. 2006; 1067 : 301-308. [ PubMed ]

7. Ross OA, Curran MD, Crum KA, Rea IM, Barnett YA, Middleton D. Maggiore frequenza dell'allele 2437T del gene della proteina 70-Hom di shock termico in una popolazione irlandese invecchiata. Exp. Gerontol. 2003; 38 : 561-565. [ PubMed ]

8. Kim S., Bi X., Welsh MDA, Myers L., Welsch MA, Cherry KE, Arnold J., Poon LW, Jazwinski MS Telomere geni di manutenzione SIRT1 e XRCC6 l'impatto dovuto all'età legato alla lunghezza del telomere, ma solo SIRT1 è associati alla longevità umana. Biogerontologia. 2012; 13 : 119-131. [ Articolo libero di PMC ] [ PubMed ]

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