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ACIDO FITICO, FITATI E FITASI. Le basi

  • Carlotta
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 2 min

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Negli ultimi tempi la questione dell’acido fitico è stata molto discussa e, in alcuni contesti, anche strumentalizzata.

Si è arrivati a far credere che molti alimenti siano pericolosi, insinuando l’idea che la natura sia piena di insidie da cui solo qualcuno — “l’illuminato/a che sa” — può salvarti, magari con un bel libro pronto all’uso.


È un comportamento scorretto, perché sfrutta un meccanismo psicologico semplice: se ti metto il focus su un aspetto negativo che prima non conoscevi, io divento automaticamente colui che “ti svela la verità”.


Ma questa verità, in realtà, è ben nota a chiunque abbia aperto un libro di chimica degli alimenti o di nutrizione umana.


Il cosiddetto “problema” dell’acido fitico non esiste all'interno di una dieta variegata. Diventa "problema" quando viene isolato dal suo contesto e trasformato in allarme.


Oggi partiamo proprio da qui: dalle basi.

Focalizziamo cosa sono acido fitico, fitati e fitasi.


L'Acido Fitico

L'Acido Fitico è una sostanza naturalmente presente nei semi, nei legumi, nei cereali integrali e nella frutta secca.

È la principale forma di deposito del fosforo nelle piante, e fa parte del loro sistema di difesa e conservazione dei nutrienti.


I Fitati

Quando l’acido fitico si lega a minerali come ferro, zinco, calcio o magnesio, forma i cosiddetti fitati, cioè complessi insolubili che riducono la disponibilità intestinale di questi minerali.

Per questo motivo, in passato è stato definito impropriamente un “antinutriente”.

In realtà, l’acido fitico non è tossico né irritante e non danneggia l’intestino.

Ha piuttosto un effetto chelante, cioè si lega a certi minerali impedendone l’assorbimento. In un contesto alimentare equilibrato e variato, questo effetto non è clinicamente rilevante.


Le Fitasi

Le fitasi sono enzimi naturali presenti negli stessi alimenti che contengono acido fitico, come cereali, legumi e semi.

La loro funzione è scindere l’acido fitico, ovvero spezzare e inattivare la sua capacità chelante, rendendo nuovamente disponibili i minerali a cui si lega.

Questi enzimi si attivano in presenza di acqua, cioè durante l’ammollo, la fermentazione o la germogliazione, quando il seme si “risveglia” e riattiva i propri processi vitali.


(In un prossimo post vedremo come alcuni trattamenti, come la tostatura o la precottura, possono influenzare questa attività.)


Focus

  • L’acido fitico non è velenoso né dannoso.

  • L’effetto “antinutriente” dipende dal contesto dietetico, non dalla sostanza in sé.

  • Le fitasi sono gli enzimi che disattivano l’acido fitico in condizioni favorevoli.

Riferimenti Bibliografici (testi accademici)

  • Mannina L. (a cura di). Chimica degli alimenti: nutrienti e aspetti nutraceutici, Zanichelli.

2 commenti


arcobal2002
un giorno fa

Buonasera Carlotta. Grazie per le ulteriori precisazioni ma io avevo già letto quanto da Lei scritto sulle "ricette"su come preparare l'avena della colazione mattutina per es. con l' ammollo durante la notte senza poi bisogno di buttare l'acqua e le altre istruzioni per la preparazione di altri cereali o legumi prese o dal sito o dal piano consegnatomi.

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Rebecca
un giorno fa

È previsto un approfondimento su come utilizzare al meglio i vari alimenti contenenti acido fitico? Comunque grazie perché nella mia testa(sicuramente perché non avevo approfondito) avevo l'idea di un elemento tossico.

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