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CAMBIARE LE PROPRIE ERRATE ABITUDINI NON E’ DA TUTTI.PER TALUNI ASSUMERE FARMACI UNA NECESSITA’.GLI EFFETTI AVVERSI FUTURI QUASI UNA CERTEZZA

Uno spunto di riflessione in merito ad un caso clinico (lettura molto consigliata)


Nel 2018 il farmaco Galcanezumab viene approvato negli Stati Uniti per la profilassi dell'emicrania negli adulti.

Il primo e il secondo studio clinico coinvolsero pazienti con una storia di emicrania a sintomatologia intermittente. Ad alcuni di questi pazienti venne somministrato il Galcanezumab una volta al mese per sei mesi, ad altri un placebo con la stessa posologia (esperimenti in doppio cieco).

Lo sperimentatore (l’industria) riporta negli studi: “efficacia significativa” poiché si dimostrava una diminuzione del 40 % circa degli episodi emicranici, un numero che detto così potrebbe far ben sperare, purtroppo però non si tratta di un dato assoluto bensì relativo…. più avanti vi spiegherò cosa significa (per adesso vi dico state sempre attenti ai numeri che taluni pubblicizzano…).

Il terzo studio effettuato sul farmaco monoclonale riguardò invece individui affetti da forme croniche di emicrania, somministrando il galcanezumab o, in alternativa, il placebo, una volta al mese per tre mesi (studio fu condotto anch’esso "in doppio cieco") Anche in questo caso il numero mensile di giornate con emicrania fu più basso tra i pazienti che avevano ricevuto l'anticorpo.

Nel novembre 2018, l’EMA (l’agenzia del farmaco) approvò la sostanza anche nell'Unione Europea l'impiego nei pazienti che riferisse in media almeno quattro giorni di emicrania sintomatica al mese.

In tre ulteriori studi clinici effettuati, anch'essi confermano il dato “significativo” del farmaco, riportando la capacità di diminuire la frequenza dell'emicrania mediamente di circa due giorni al mese rispetto agli individui a cui è stato somministrato il placebo.

In due di questi studi sono stati reclutati nel complesso 1 784 partecipanti affetti da emicrania ricorrente, avendo essi riferito di avere dai 4 ai 14 giorni al mese, in media, con emicrania; la porzione di pazienti che ricevette l'anticorpo registrava una diminuzione media di 4-5 giorni di giorni con emicrania su base mensile, contro la diminuzione di 2-3 giorni riferita dai pazienti a cui era stato iniettato il placebo.

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Purtroppo però le tecniche di marketing dell’industria per convincere i distrattissimi medici alla facile prescrizione è non scrivere nero su bianco che l’assunzione del farmaco portava ad una diminuzione di soli 1-2 episodi emicranici mensili ma scrivere; DIMINUZIONE del 40% , ovvero si riporta il valore relativo e non quello assoluto ( ovvero 1-2 episodi al mese)

Un terzo studio ha riguardato 1.117 individui, in questo caso, che riportano in media 15 o più giorni con emicrania ogni mese (tanto da poter considerare "cronica" la loro patologia).

La diminuzione su base mensile dei giorni con sintomi è stata mediamente di 5 giorni in chi ha ricevuto l'anticorpo, mentre è stata mediamente di 3 giorni in chi ha ricevuto il placebo confermando il dato del 40% circa, forse meglio dire 2 giorni in meno di episodi emicranici rispetto a coloro che hanno assunto solo un placebo (una caramella).

E’ altresì vero che questa tecnica di comunicazione adottata nella fattispecie , non è stata peculiarità adottata per questo farmaco , bensì pratica comune per tutte le sostanze che l’industria farmaceutica produce;

si riportano i dati sempre sotto forma di valori relativi proprio per poter utilizzare numeri percentuali roboanti che possano far colpo su coloro che poi prescriveranno ( con disinvoltura….) ai pazienti-consumatori.

(i dati relativi agli studi sopra citati li potete trovare nel sito dell’EMA

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A FRONTE DI QUESTI, MEDIOCRI, RISULTATI QUALI POTREBBERO ESSERE GLI EFFETTI AVVERSI ?

apparentemente pochi, ma per due sostanziali ragioni:

1-perché gli studi di fase 3 (studi sperimentali) coinvolgono alcune centinaia di persone e soprattutto durano mediamente 3-4 mesi, tempi che la stessa farmacologia ci suggerisce essere tempi troppo brevi per poter manifestare gli effetti avversi su lungo termine.

2- Si dovrebbe pertanto attendere i dati di farmacovigilanza (fase 4). Peccato che sia un istituto che epidemiologicamente riporta tra l'1 e il 10 % degli effetti avversi che realmente accadono. Un monitoraggio che fa acqua da tutte le parti , ma che ciò nonostante, tutti fingono di considerare i farmaci come sostanze sicure e controllate …

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In buona sostanza il punto 1 e il punto 2 ci suggerisce chiaramente che gli esiti degli effetti collaterali sui farmaci, per la stragrande maggioranza dei casi, non si sapranno mai e se i farmaci vengono assunti in politerapia (più farmaci contemporaneamente) degli effetti che si genereranno su lungo termine NON SI SA PRATICAMENTE NULLA, perchè ogni singolo principio attivo viene studiato singolarmente e mai in sovrapposizione ad altri.

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Purtroppo, però, ANCHE in ambito neurologico-neuropsichiatrico, sono decine di migliaia le persone che si sottopongono a veri e propri cocktails chimici, costituiti da diverse tipologie di farmaci :

dagli Analgesici ( Come paracetamolo, ibuprofene o aspirina etc…) ai Triptani (come sumatriptan, rizatriptan, zolmitriptan, naratriptan) alle Ergotamine, agli Antidolorifici oppioidi, ai betabloccanti, agli antiepilettici, agli antidepressivi triciclici, agli antagonisti del calcio etc..

sostanze molte delle quale quali non si conosce il meccanismo di FARMACODINAMICA (Vi pare una cosa rassicurante ? .. )

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Il DRAMMA nel DRAMMA è che nella stragrande maggioranza dei casi e nella migliore delle ipotesi, si registrerà una lieve riduzione degli episodi emicranici ma a fronte di una moltitudine (incontrollata ) di effetti collaterali

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E’ bene far presente che le avversità dei farmaci, e nella fattispecie quelli di tipo neurologico-neuropsichiatrico, si esprimono a livello EPATICO, RENALE, CARDIOVASCOLARE E PUNTUALMENTE SULLA COMPONENTE GASTRO- INTESTINALE

ma gli effetti, su lungo termine, si determinano anche sul piano PSICO-EMOTIVO con disturbi del comportamento, demenza fino a disordini PSICHIATRICI

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e più si è in politerapia e maggiori saranno i rischi di avversità

e più si prolungano questo veri e propri intrugli chimici, maggiori e sistemici saranno gli effetti collaterali ….

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Ma poiché è il medico o magari il blasonato professore a prescriverli, si pensa che tutto sia sotto controllo, e che incorrere in avversità cosa remota

Questo è l'errore più grande che il paziente-consumatore possa fare, sottovalutare il rischio

e sovrastimare che tutti gli esiti collaterali delle poli-prescrizioni siano cosa sotto controllo:

non è affatto così,

 nella medicina farmaco-industriale la somministrazione è così elevata e così incautamente “mixata” che non si può fare altro che navigare a vista ….

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E’ altresì vero che se non vi fossero alternative ai farmaci, se davvero non vi fossero altre strade terapeutiche percorribili, certamente l’unica cosa che rimarrebbe da fare sarebbe quella di CONSUMARE uno o più di queste sostanze

MA LE POSSIBILITÀ PER STARE MEGLIO, E IN MOLTISSIMI CASI RISOLVERE, VI SONO , ECCOME !!!!

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Ciò che si dovrebbe fare (e comunicare ai pazienti) è "semplicemente" quello di suggerire un maggior RISPETTO del SISTEMA BIOLOGICO, un fantastico macchinario organico-funzionale che l'evoluzione ha plasmato nel corso di milioni di anni

in altre parole iniziare finalmente a comprendere che le malattie non arrivano mai per sventura né tanto meno per sfiga genetica (almeno nel 99% dei casi), ma da errate e reiterate scelte che facciamo giorno dopo giorno (e decade dopo decade), soprattutto in ambito nutrizionale ….

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Ma FINO A QUANDO si continuerà a credere che la malattia è frutto di sfortuna rispetto agli “ALTRI” che misteriosamente possono mangiare tutto mentre noi, no (che gli “ALTRI” sono sempre più fortunati di noi )

FINO A QUANDO si continuerà a pensare che i farmaci sono più potenti e più efficaci di una corretta nutrizione (ignorando le potenzialità immense dei fattori Epigenetici)

FINO A QUANDO si continuerà ad essere PASSIVI CONSUMATORI preferendo il mero atto fideistico invece di essere PRIMI PROTAGONISTI delle proprie scelte terapeutiche

non si potranno mai RIMUOVERE LE CAUSE che hanno condotto quel magnifico sistema biologico verso una lenta deriva di malattia

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Ciò che provo da tempo ad infondere nel paziente è di avere più fiducia nel proprio formidabile sistema biologico, in una parola sola , avere più fiducia in se stesso ed evitare di affidarsi passivamente, nemmeno al blasonato professore di turno, che altro non potrà fare che limitarsi a PRESCRIVERE ….

senza mai MODIFICARE il terreno biologico dal quale la malattia è insorta e si è sviluppata

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Ma aimè la gran parte delle persone sono PASSIVE,

la maggior parte della popolazione preferisce AFFIDARSI a qualcuno che ti prescriverà la pillola salvifica

e che mai ti chiederà di cambiare quelle errate abitudini che anno dopo anno ti hanno condotto in deriva di malattia

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Un modello di pseudo-medicina che si è sviluppata sulla base di due essenziali ragioni:

1- perché costoro che tanto si pavoneggiano a uomini di scienza, POCO conoscono del sistema biologico e NULLA conoscono delle immense potenzialità terapeutiche rappresentate dalla nutrizione (ed è del tutto evidente che se non si conosce nemmeno dell’esistenza di un qualcosa mai la si potrà proporre come strumento terapeutico)

2- perché l'intero percorso in medicina è stato minuziosamente modificato da una capillare ingerenza dell’industria, che nel corso di questi ultimi 40 anni, ha costruito di fatto una figura medica perfettamente formata per PRESCRIVERE E NON PER CONOSCERE il sistema biologico nella sua interezza e nelle sue intercorrelazioni organico-funzionali.

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e quando un soggetto che indossa il camice bianco ti prescrive una sostanza “perfettamente studiata” dalla scienza (medico-industriale) e di formula frasi rassicuranti tipo:

“ L'ALIMENTAZIONE NON C'ENTRA NULLA, PRENDA QUESTA COMPRESSA , STARÀ MEGLIO “

come dire quello che ti stò prescrivendo è frutto di scienza, le altre cose sono tutte dicerie, sarai inevitabilmente attratto dalle SIRENE CHIMICO-FARMACEUTICHE.

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Poco importa se a distanza di qualche tempo, lo stesso signore con il camice bianco, di fronte alle (inevitabili) disastrose risultanze terapeutiche, cambierà le proprie conclusioni, formulando un altra massima:

” SE NON STA MEGLIO CON CIÒ CHE LE HO PRESCRITTO, SIGNIFICA CHE LEI DEVE RESTARE COSÌ, NON SI PUÒ FAR NIENTE “,

come dire , se io , che ho studiato medicina per 6 e rotti anni, non riesco a risolvere, significa che sei TU e la biologia del tuo organismo che non funziona, dunque sei destinato a restare così

un pseudo-ragionamento che palesa ignoranza, supponenza, mancanza di obiettività scientifica e disonestà intellettuale.

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Formulare invece una semplice ipotesi, tipo :

“NON È CHE PER CASO, CIÒ CHE IMMETTO NEL TRATTO DIGERENTE PER DECENNI STA FAVORENDO E SOSTENENDO LA MALATTIA ?“

sarebbe un vero atto da uomo di scienza (ma troppo razionale e troppo modesto per questi soggetti….)

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Purtroppo, per costoro elaborare una simile riflessione, corrisponderebbe a buttare alle ortiche il lungo (e inefficace) percorso di studio fatto, riconoscere che ciò che hanno studiato è fondamentalmente fallace e per molti aspetti addirittura fuorviante (si guarda il dito invece della splendida luna…).

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Questo è ciò che definisco il gigantesco inganno,

un fallimentare modello che induce milioni di persone a proseguire in percorsi che dimostrano ogni giorno un drammatico fallimento terapeutico ed un immenso accumulo di effetti avversi

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QUI FINISCE LA MIA ESTESA RIFLESSIONE ED INIZIA LA CONCLUSIONE ATTRAVERSO L'ESPOSIZIONE DEL UN CASO CLINICO INCONTRATO

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In taluni casi, però, pur mediocri che siano, le sostanze chimico-farmaceutiche risultano essere l’unica “soluzione” o meglio l’unico strumento per tamponare una situazione di malattia, quando chi sta male, oltre a lamentarsi, dimostra di NON VOLER CAMBIARE il proprio stile di vita.

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Sono purtroppo moltissime le persone che trincerandosi dietro il pretesto di seguire la “vera scienza” quella della medicina cosiddetta "ufficiale" quella che abbiamo definito poc'anzi, continuano imperterriti nelle loro errate pratiche (dopo tutto ad avallare questo pericoloso comportamento è lo stesso medico , dunque secondo loro, la scienza fatta a persona…)

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La PASSIVITA' di questi pazienti ( il più grande e formidabile alleato della medicina farmaco-industriale), è talmente viscerale, talmente radicata in loro, che nemmeno di fronte ad EVIDENZE SCIENTIFICHE INCONFUTABILI

come per esempio il miglioramento clinico oggettivo (migliori esami ematochimici, valori pressori normalizzati, migliore IMC, diminuzione della sintomatologie, ripresa della regolarità dell'alvo, scomparsa di fenomeni allergici e dermatologici, di quelli emicranici, etc...)

queste persone decidono, comunque, di tornare alle loro errate pratiche (ed assumere nuovamente i farmaci).

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In questi casi probabilmente l’analisi delle motivazioni di questo apparentemente comportamento irrazionale, andrebbe ampliata alle situazioni ambientali delle persone ( casa, famiglia, relazioni sociali, lavoro, formazione culturale etc…) ma esula da questo articolo.

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VI RACCONTO IN SINTESI LA STORIA DI ALESSANDRO, un uomo di 50 anni.

Si presenta ins studio per venire a capo, o quantomeno cercare di migliorare, una condizione emicranica che perdura da TRENT'ANNI e che lo ha condotto in numerosi centri cefalee , ivi compresi rinomati centri di eccellenza della neurologia, e purtroppo come spesso accade, con un consueto esito:

maturare una pesante politerapia e nella fattispecie abbiamo:

GALCANEZUMAB (un anticorpo che inibisce una proteina , la CGRP, ossia calcitonin gene-related peptide, che sarebbe coinvolta nella dilatazione dei vasi sanguigni nel cervello, e dunque poichè si assume che l’emicrania dipenda da un'eccessiva vasodilatazione si prescrive un qualcosa che inibisce questa dinamica . Peccato che ancora una volta non ci si domanda perché vi è eccesso di vasodilatazione . FORSE VI E’ UNA CRONICA NEUROINFIAMMAZIONE ? )

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VENLAFAXINA (antidepressivo appartenente alla classe degli SNRI (inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. usato anche nella profilassi dell emicrania)

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ZARELIS (un antidepressivo appartenente ad un gruppo di medicinali chiamati inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI).

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IMIGRAN FIALE (triptani agonista del recettore della serotonina)

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ISOPTIN (un calcio antagonista)

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FLUXARTEN (un antivertigine utilizzato come profilassi nelle emicranie resistenti ad altri farmaci),

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INDOXEN (all occorrenza)

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Dunque ANCHE quest’uomo, lo si sta “CURANDO” con un potente mix costituito da ben 7 farmaci da alcuni anni con il seguente risultato:

I 28-30 EPISODI EMICRANICI MENSILI prima della politerapia, si portano a 23-25 episodi al mese ottenendo anche un contenimento della sintomatologia. Dunque una riduzione nell’ordine del 20 % circa.

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Questa dunque, la situazione cefalgica del paziente quando si è recato presso il mio studio.

Ma non solo emicrania, come è ovvio che sia, ma anche un intero sistema gastro-intestinale disastrato da un'errata alimentazione portata avanti da decenni (anzi da sempre )

In sintesi:

1-REFLUSSO gastroesofageo con bruciore retrosternale, gonfiore addominale soprattutto in fase post prandiale.

2- INTESTINO: 4-5 evacuazioni al dì con feci poltacee-diarroiche, alternato a 2-3 giorni di stipsi, presenza, a volte di sanguinamento color rosso vivo. Meteorismo tantissimo. Dolore in fossa iliaca asia a destra che sinistra (FIS e FID)

3-infezioni urogenitali: frequenti cistiti e prostatiti con febbre. Presenza di urgenza minzionale.

4- DOLORI DIFFUSI: lombalgia e cervicalgia cronica, dolore al ginocchio sx e agli epicondili in bilaterale. Fastidi alla digitopressione e allo sfregamento della cute .

Dopo l'anamnesi e la visita congedo il paziente come da consuetudine con la promessa che nei giorni seguenti riceverà il piano terapeutico Motorio-Nutrizionale

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Dopo circa due settimane dal nostro primo incontro, ricevo la seguente mail:

“Buona sera,

Oggi sono 15 gg che ho iniziato il piano motorio-nutrizionale.

Per quanto riguarda la dieta ho seguito con attenzione.

A livello motorio invece non ho lavorato con costanza ma mi riprometto di recuperare.

A livello intestinale non è cambiato molto,

Invece ho avuto dei buoni riscontri sul mal di testa con pochi attacchi è una riduzione dei giramenti di testa.

Inoltre ho perso 3kg.

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Approfitto della mail per alcune domande:

……

……

……

Grazie e buona serata

Alessandro “

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A distanza di 6 settimane ci rivediamo in VIDEOCONFERENZA, e all’avvio del collegamento, come da mia abitudine mi soffermo qualche secondo sul volto del paziente; la mimica, la vitalità che esprime, il sorriso.

Il volto di Alessandro mi pare un volto inespressivo, non appare né soddisfatto né insoddisfatto del percorso fatto fino a quel momento.

Dunque inizio a formulargli alcune domande in ordine agli episodi emicranici:

lui mi risponde, sinteticamente:

“SONO PASSATI DAI 23-25 di prima agli attuali 11-12 al mese “.

STIAMO PARLANDO DI UNA RIDUZIONE DEL 50% DEL VALORE ASSOLUTO (cosa molto diversa rispetto al VALORE RELATIVO di cui le farmaceutiche, nei loro studi, riportano quale risultato terapeuticamente significativo), gli episodi di emicrania si sono dimezzati in sole 6 settimane.

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Io, a quel punto, sorrido compiaciuto, soddisfatto (ed anche inorgoglito per le iniziative messe in campo).

Lui mi conferma una sua soddisfazione, ma a mio avviso con la “FANTASTICITA’ DEI RISULTATI” mi sarei aspettato un abbraccio virtuale, invece, è certamente soddisfatto, ma non informa così manifesta … però si sà, ognuno esprime le proprie gioie a modo suo…

A quel punto passo a chiedergli info sul tratto tratto gastrointestinale iniziando dalla sintomatologia a livello gastrico:

1-Il REFLUSSO non è presente da circa 3 settimane. Permane un lieve gonfiore addominale

2- INTESTINO passa dalle precedenti 4-5 evacuazioni al dì alle attuali 2-3 . Non più presentato sanguinamento. Non più presente dolore nelle fosse iliache.

3-INFEZIONI urogenitali: nessun episodio. Permane però l’urgenza minzionale ( Alessandro è un uomo in preda ad un infiammazione cronica e tale condizione non appare ne scompare da un giorno all’altro, bensì attraverso una lenta e graduale diminuzione …)

4- DOLORI DIFFUSI: “Lombalgia molto meglio” mi dice, la cervicalgia ancora presente seppur in forma attenuata

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A quel punto gli chiedo come stiamo andando con i FARMACI, lui in sintesi mi dice che:

L’indoxen e Imigran sono stati assunti 1 volta sola

Fluxarten sospeso da circa 1 mese : sindrome vertiginosa quasi scomparsa

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Come sempre accade, dopo aver affrontato il decorso in ambito di patologia formulo alcune domande in ambito alimentare chiedendo come si stia trovando e quali le eventuali difficoltà

Mi dice subito che le appare un pò ripetitiva e soprattutto poco “gustosa” , si sofferma sulla colazione che la vorrebbe dolce come prima (mangiava una decina di biscotti con il the o qualche brioches)

Rispondo spiegando ciò che stiamo cercando di fare e gli ottimi risultati conseguiti ci stanno fornendo ampia conferma del giusto percorso.

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Chiedo se ha dovuto far ricorso, frequentemente, alle ristorazioni (lavora come agente di commercio) , lui mi risponde circa 5-6 volte in un mese e aggiunge:

“fatico a non andare nei ristoranti perchè quando mi trovo con i clienti non posso farne a meno”

e poiché è una richiesta che spesso i pazienti che viaggiano sollevano, avevo provveduto a fornire ad Alessandro, già a suo tempo, alcuni suggerimenti da utilizzare ogni qualvolta ci si trova a dover mangiare cibo delle ristorazioni,

ma probabilmente la convivialità, radicate abitudini e golosità hanno avuto il sopravvento ….. e i miei consigli elusi …..

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Purtroppo per esperienza ho constatato che quando un paziente entra su questo terreno con una certa insistenza, significa che sta faticando a modificare le proprie abitudini e l’aspetto del cibo “saporito” rischia di far passare in secondo piano anche il disagio della malattia …

Infatti, il mio negativo presagio non era cosa infondata;

Alessandro, dall’ora, decide di non fornire più alcun suo feedback

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I MAGNIFICI risultati che aveva saputo ottenere, in sole 6 settimane (dopo 30 ANNI di malattia), sono stati accantonati da errate abitudini "alimentari” e temo anche da cattivi CONSIGLIERI che frequentemente si interpongono quando si decide di uscire dal “cibo di consuetudine”

e non di rado i cattivi consiglieri sono proprio coloro che dovrebbero aver cura della salute delle persone ..

Non ne ho conferma in questo caso, ma purtroppo in molte occasioni ho avuto notizia che a sconsigliare loro di proseguire con l'alimentazione e di NON apportare riduzioni nell'assunzione dei farmaci provenivano proprio da quelle figure mediche che ruotano intorno ai pazienti (medici di base e specialisti)

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In CONCLUSIONE coloro che non vogliono proprio cambiare le loro ( errate) abitudini, coloro che preferiscono il modello del “PRENDERE” piuttosto che quello di INTRAPRENDERE, è giusto che proseguano a consumare farmaci

ed è altrettanto giusto continuar a dar credito ai signori della medicina che si impegna dell' OCCULTARE e INIBIRE gli EFFETTI, ma aimè senza mai occuparsi delle CAUSE

ma meglio questa rispetto alla sofferenza

Le conseguenze ?

se ne parlerà in un prossimo futuro ...quando tutti i nodi saranno arrivati al pettine ...

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Un caro SALUTO di SALUTE

ai sempre più numerosi INTERlocutori

della Pagina

Al prossimo caso e alla prossima riflessione

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