Nascimben Andrea
Fibromialgia è il termine attualmente preferito per definire il dolore osteomuscolare diffuso, in genere accompagnato da altri sintomi quali affaticamento, deficit di memoria, disturbi del sonno, bruciori, fascicolazioni, parestesie e deficit di forza senza una causa diretta individuabile.
Questi dolori osteoarticolari e dei tessuti molli associati (muscoli, tendini, capsule, ecc..) sono il più delle volte accompagnati ad altre condizioni patologiche come un colon irritabile o colite.
Un altro segno caratteristico della Fibromialgia è un sistema nervoso centrale iperattivo
Il dolore potrebbe essere causato da fattori periferici (danno ai tessuti) sovrapposto all’alterazione del sistema nervoso centrale, in particolar modo di quelle aree cerebrali deputate all’elaborazione e all’integrazione del dolore su lungo termine (area limbica).
Le terapie antidolorifiche locali risultano poco efficaci, quelle centrali come gli oppioidi parzialmente efficaci se non affrontano anche il sintomo che si esprime organicamente anche in periferia.
In ogni modo anche una terapia che agisca su entrambe i fronti, non sarebbe risolutiva, perché agirebbe esclusivamente sulla sintomatologia e non sulle cause.
Alla base della Fibromialgia si registra uno stato infiammatorio cronico ai tessuti colpiti da sintomatologia, rilevabile anche citochine pro infiammatorie elevate (leptina, Il-2 Il-6) altri bio markers dell’infiammazione come PRC, Omocisteina, Fattore Reumatoide, oltre ad altre carenze organiche (come Omega3, Vit.B12 ,VitD, Folato).
Spesso ci si fa la domanda se sia l’infiammazione intestinale a generare la malattia infiammatoria o se sia stata la malattia infiammatoria a creare l’infiammazione intestinale?
Gran parte dei dati di letteratura ci farebbero pensare che è molto piu probabile che vi sia un’alterazione del nostro microbioma (per motivi sostanzialmente nutrizionali) l’elemento causativo dell’infiammazione sistemica e che sulla base delle diverse caratteristiche genetiche del singolo, si è espressa attraverso una malattia infiammatoria piuttosto che con un’altra.
Il più delle volte le malattie autoimmuni hanno lo stesso substrato organico di base (infiammazione intestinale e sintomatolgie diffuse, stanchezza cronica, alterazioni centrali come i disturbi del sonno, agitazione, fobie, paure sociali ecc..) della fibromialgia.
Nelle malattie infiammatorie (autoimmuni e osteoarticolari) come nella Fibromialgia non è solo importante fare diagnosi, ma cercare di risalire ai perché si sia determinata quella particolare condizione patologica.
Vediamo i DUE ambiti di azione sui quali si potrebbe agire fin da subito:
1) Barriera intestinale (apparato digerente)
L’apparato digerente, in primis l’intestino, è sede del 75% del sistema immunitario, e che cellule dell’immunità e suoi composti (citochine) interagiscano continuamente con il microbioma è oramai un dato accettato da tutta la comunità scientifica.
Un’alterazione dunque del mondo batterico intestinale si ripercuote inevitabilmente sul nostro organismo a partire da: cellule dell’epitelio intestinale, cellule dell’immunità, sistema nervoso autonomo (sistema enterico).
Da qui si comprende molto bene quanto una DISBIOSI possa agire direttamente su tutti i tessuti del nostro organismo, attraverso l'alterazione della permeabilità della barriera. Dal momento in cui la barriera è violata, batteri, loro metaboliti, composti virali, funghi e antigeni alimentari potranno trasferirsi nelle mucose innescando infiammazione locale.
Un’infiammazione che inevitabilmente diventerà sistemica dal momento in cui questi composti patogeni si saranno riversati nel flusso ematico. Le conseguenze di questi eventi, sono un’infiammazione costante di tutti i tessuti aggrediti (l’eccesso di glucosio nel sangue amplifica esponenzialmente il fenomeno infiammatorio).
L’aggressione dei nervi neurovegetativi a livello periferico possono ripercuotersi a livello del sistema nervoso centrale con un'iper stimolazione centrale. Una forte permeabilità intestinale, si associa frequentemente anche ad incremento della permeabilità della barriera ematoencefalica.
Ripristinare dunque l’integrità della barriera intestinale diventa prioritario e quando ottenuta, la condizione infiammatoria locale e sistemica viene progressivamente meno (definitivamente). Molti dati ci suggeriscono che crescenti casi di intolleranze alimentari possano essere ricondotti per gran parte alla violazione della barriera intestinale, resa non più impermeabile.
2) Eliminazione/reintroduzione di alcuni alimenti
I cibi che alcuni studi hanno individuato come infiammatori per l’intestino sono :
A) Il Glutine ha un posto d'onere nella stimolazione infiammatoria delle cellule dell'immunità (LinfocitiT) . Anche alcune proteine contenute nel latte e derivati e in taluni casi le uova, possono favorire risposte di immunogenicità.
Una buona regola sarebbe quella di eliminare prima di tutto il Glutine, prima di tutto, ma anche latticini e le uova per almeno DUE o TRE MESI. Successivamente reintrodurli gradualmente prima le uova, dopo i derivati del latte latticini (in piccole quantità).
Il Glutine sarebbe opportuno non reintrodurlo se non occasionalmente, in piccole dosi e dopo che tutti i sintomi siano completamente regrediti (vedere Post il GLUTINE).
VI ESORTO AD ESSERE PIU' ATTIVI NELL'AFFRONTARE I DISAGI DELLA MALATTIA, RIFUGGENDO DA FACILI SOLUZIONI CHE CURANO PURAMENTE IL SINTOMO
METTERE IN DISCUSSIONE RADICATE ABITUDINI E FATTORI CULTURALI
E' SCOMODO E DIFFICILE
MA NON VI SONO ALTRE STRADE SE SI VUOLE DAVVERO
AFFRONTARE LA MALATTIA CON SUCCESSO
Per saperne di più guarda Alimentazione Antinfiammatoria
Buona Salute a tutti
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