Nascimben Andrea
La tendenza verso l'eccesso di cibo nel mondo moderno è così comune che ha portato alla convinzione diffusa che oramai è più facile pensare che vi siano delle alterazioni di tipo genetico-metaboliche, rispetto ai fattori ambientali, dimenticando che in pochi decenni si è stravolto drammaticamente alimentazione e stile di vita, rispetto ad un genoma che ha una storia evolutiva di decine di milioni di anni.
In realtà effettuando delle ricerche genetiche, non è raro riscontare "alterazioni" dell’espressione di determinate proteine, definite come polimorfismi genetici, intesi come piccole modifiche della catena amminoacidica di quella proteina al fine di poterla rendere più o meno attiva. Adattamenti polimorfici legati alle necessità ambientali dei nostri progenitori, ma non difetti genetici.
La maggior parte delle indagini epidemiologiche dell'obesità esaminano le popolazioni occidentali ma spesso viene trascurato il fatto che anche gli occidentali considerati in salute, hanno livelli di leptina e di altre citochine pro-infiammatorie molte volte superiori a quelli che consumano una dieta non occidentale e hanno uno stile di vita attivo.
Per esempio, gli isolani Kitavans in Melanesia, popolazioni notoriamente sane e con basso indice di prevalenza di malattie cardio metaboliche, vivono svolgendo per numerose ore giornalmente il lavoro nei campi e alimentandosi di conseguenza con importanti ingressi calorici ( tra le 2.500 e le 3.000 kcalorie)
I loro prodotti dietetici sono verdure, frutta e radici, con un certo consumo di carne e di pesce, ma con scarsa disponibilità di alimenti occidentali .
Queste popolazioni non consumano praticamente grani o alimenti raffinati come farina, zucchero o oli raffinati, anche se l'assunzione di carboidrati è alto, nell'ordine del 60% -65% di apporto energetico, in gran parte tuberi radice o frutta con un moderato indice glicemico, mentre la loro assunzione di grassi saturi è elevato (17% -20% - largamente Dalla noce di cocco). ( Lindeberg S, Berntorp E, Carlsson R, Eliasson M, Marckmann P. “Le variabili emostatiche in isole del Pacifico apparentemente prive di ictus e malattie cardiache ischemiche” - lo studio Kitava. Thromb Haemost. 1997; 77 (1): 94-98. [ PubMed ], Lindeberg S, Berntorp E, Nilsson-Ehle P, Terent A, Vessby B. Relazioni di età dei fattori di rischio cardiovascolare in una società melanesiana tradizionale: lo studio Kitava. Am J Clin Nutr. 1997; 66 (4): 845-852.)
Nonostante l'abbondanza di cibo, i Kitavans sono riportati di possedere livelli di leptina, insulina, e di glucosio drasticamente inferiori a quelli delle popolazioni occidentali ritenute sane. Dimostrano inoltre di avere un'assenza di malattie sovrappeso, diabete e aterosclerosi (. Lindeberg S, Lundh B. Assenza apparente di ictus e malattie cardiache ischemiche in un'isola melanesiana tradizionale: uno studio clinico a Kitava. J Intern Med. 1993; 233 (3): 269-275.
Spiegazioni genetiche per questa salute metabolica non ne sono state trovate in quanto, quando si trasferiscono ad altre terre, rispetto a quelle di origine, mangiando cibi occidentali, diventano anch'essi in sovrappeso.
Le concentrazioni basse di leptina sono state registrate anche nei cacciatori-raccoglitori Ache del Paragay e nelle popolazioni dello Shuar dell' Amazonia che mantengono uno stile di vita tradizionale.
Le popolazioni Shuar in amazzonia, che hanno intrapreso i primi passi verso l'agricoltura hanno un aumento significativo dei livelli di leptina e di altri Biomarkers infiammatori. Popolazioni che in ambiente naturale, traggono le proprie calorie dai carboidrati mediamente intorno al 35% provenienti quasi esclusivamente da frutta e verdura.
Anche in queste popolazioni, coloro che si sono trasferite utilizzando una dieta occidentale hanno sviluppato invariabilmente le malattie metaboliche occidentali, mentre sostenere elevati livelli di attività fisica sembrano offrire solo un certo grado di protezione contro l'obesità.
I basso livello di markers infiammatori e di leptina, registrati nelle popolazioni di raccoglitori cacciatori, come nel caso dell'Ache del Paraguay, risultano essere notevolmente inferiori anche ai corridori ciclisti occidentali che svolgevano almeno 6 ore di attività di allenamento settimanale,
In conclusione la corretta alimentazione dovrebbe essere quella che rispetta le nostre caratteristiche genetiche, strutture che si sono evolute sulla base di adattamenti all'ambiente e dunque in relazione a ciò che la natura ci offriva e allo stile di vita che i nostri progenitori conducevano.Oggi le nostre caratteristiche genetiche sono esattamente le stesse dei nostri avi di 20 o 30 mila anni fa, le nostre abitudini alimentari invece sono completamente cambiate.
Ecco spiegato perchè fare regolare e moderata attività fisica giova alla salute e mangiare cibi ancestrali fornisce migliaia di molecole bioattive essenziali alla salute.
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