Vediamo cosa ci suggerisce la letteratura
(Nascimben Andrea)
C'è molto interesse scientifico nelle diete a ridotto contenuto di carboidrati per gestire il diabete tipo2 (T2D), , personalmente ho trovato almeno una ventina di studi di controllo randomizzati, una decina di studi di controllo non randomizzati ed una decina di revisioni sistematiche che hanno studiato gli effetti della restrizione di carboidrati nei pazienti con T2D.

Generalmente gli interventi dietetici a basso contenuto di carboidrati sono maggiormente efficaci delle diete utilizzate per il controllo della glicemia, della pressione arteriosa, che solitamente prevedono una quantità di carboidrati che va dal 40% al 60% e una bassa percentuale di grassi, ne è un esempio la dieta suggerita dall’Istituto nazionale per la salute americano (NIH) per il controllo della pressione arteriosa DASH.
La sigla DASH, infatti, sta per Dietary Approaches to Stop Hypertension, ossia Approcci dietetici contro l’ipertensione (prevede l’uso di formaggi, pesce e carni magre, moderato di grassi vegetali , poco o niente zucchero e alcool e poco sale).
Tuttavia, gli interventi di dieta a basso contenuto di carboidrati , variano notevolmente tra i singoli studi, partendo da 20 g di carboidrati, al giorno, della chetogenica, al 40% circa di carboidrati dell’apporto calorico complessivo, che potrebbe essere stimato in 800-1000 Kcal giornaliere, pari a 200-250 gr di carboidrati come limite massimo in queste diete considerate a “bassi carbo”.

Gli interventi variavano notevolmente anche in altri modi, come le fonti raccomandate di grassi e proteine alimentari, l'assunzione di energia ad libitum 8 fino a sazietà) rispetto a quella precisa indicata, i tempi dei pasti, il livello di supporto dei partecipanti e la durata dello studio.
Personalmente non includerei tra le diete a basso tenore di carboidrati quelle che hanno meno di 50 g di carboidrati al giorno, perché rientrerebbero in quelle di tipo chetogenico.
Purtroppo, questa eterogeneità degli interventi, a basso tenore di carboidrati, ha reso difficile l'assimilazione dei risultati in messaggi pubblici chiari e coerenti. Un motivo che ha consentito ad una parte di addetti ai lavori di non considerare una valida soluzione clinica questa tipologia di alimentazione, continuando a sostenere le dieta ad alto tenore di carboidrati.
Però è altrettanto vero che, in quasi tutti, gli studi che hanno voluto mettere a confronto una dieta ad alto contento di carboidrati e basso di grassi con una dieta a basso tenore di carbo e alto di grassi, le risultanza sono quasi sempre state favorevoli a quest’ultima,
registrando migliore contenimento della glicemia, riduzione marcata della emoglobina glicata, riduzione della pressione arteriosa e maggiore calo ponderale.
Risultati che tendono a ridursi nel corso di studi di maggiore durata (follow up a 2 anni e oltre), verosimilmente a causa della difficoltà a rinunciare, per lungo tempo, alle numerose proposte culinarie a base di carboidrati (sia salati che dolci), presenti sul mercato.

Il personale suggerimento, che mi sento di darvi, è di “sperimentare” un approccio nutrizionale che preveda un carico glucidico più basso rispetto al “dogmatico” 50%, per almeno 4 settimane, annotandovi, pre dieta i seguenti valori:
Peso corporeo, grasso addominale (pliche), dolori osteoarticolari, emoglobina glicata, colesterolo LDL e pressione arteriosa,
e verificando i medesimi valori a termine dell’approccio nutrizionale a basso tenore di Carboidrati.
Un’eventuale riduzione di pressione, lipidemia e glicemia, dovrebbero indurre il vostro medico a ridurre/eliminare i farmaci prescritti.
Buona Salute a tutti
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