Nonostante il termine dieta Mediterranea, venga il più delle volte interpretato e differenziato sulla base di culture e territori, ciò che rimane denominatore comune,
è un buon consumo di olio extravergine di oliva, legumi, verdura, e frutta sono ovviamente positivi, così come un buon consumo di pesce e un consumo moderato di latte e derivati ( ma solo se proveniente da animali alimentati a foraggio senza l'uso di sostanze farmacologiche di " supporto") è sempre raccomandato
Così come anche l’assunzione moderata di cereali integrali (solo se coltivati con agricoltura biologica), ha effetti benefici, come ci suggeriscono molte evidenze, nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Nel suo complesso si dovrà determinare una dieta isocalorica in caso di normopeso e Ipocalorica (con un deficit nell'ordine del 20% rispetto al fabbisogno calorico) se ci trovassimo nella condizione di dover perdere del peso.
Diamo sempre un’occhiata al Contesto ambientale
Mangiare poco mantiene più facilmente le condizioni di salute e lo svolgere regolare movimento (così come i nostri nonni nei campi; per dettagli vedere vita media) aiuta a mantenere in efficienza organi ed apparati.
Non dobbiamo mai dimenticare che i nostri antenati a partire dall'Australopitecus in avanti, hanno dovuto adattarsi ad una penuria quotidiana di cibo, esattamente come accade per qualsiasi altra specie animale, allo stato brado.
E pertanto, il nostro organismo è perfettamente adattato a vivere con basse necessità energetiche, bruciando i grassi in deposito.
Ricordiamoci sempre che la natura, così bella ed incontaminata che vediamo nei documentari in televisione, non è poi così protettiva né tantomeno generosa con chi ve ne fà parte, in forma integrante.
Le calorie, la natura non le elargisce con grande facilità. La lotta per la sopravvivenza e per l'ottenimento della razione calorica vitale è costante e continua per tutta la vita.
I nostri nonni, pur non vivendo nelle condizioni del paleolitico, in cui la spregiudicatezza della natura era davvero estrema (predatori, shock termico, mancanza di luoghi sicuri di riparo, difficoltà a reperire la razione giornaliera di calorie necessarie alla sopravvivenza)
hanno comunque dovuto convivere con duro lavoro fisico e cibo estremamente razionato.
Sono questi due aspetti, uniti alla qualità del cibo non trattato chimicamente, i veri artefici delle buone condizioni di salute dei nostri nonni sostanzialmente fino all'età della morte (vedi aspettative di vita ),
nonostante la condizione ossidativa delle popolazioni rurali non lascino alcun dubbio rispetto alla durezza della vita nei campi e nel settore industriale.
Un tempo, nei primi anni ’60, si viveva mediamente ( se si esclude la mortalità infantile) 76 anni ma la durezza delle condizioni di vita erano, enormemente, superiori alle attuali, ma ciò nonstante, oggi si muore, solo 6 anni dopo, ma in presenza di più malattie.
Prima di concludere , voglio lasciarvi uno spunto di riflessione:
provate ad immaginare se uno dei nostri attuali impiegati (con un'aspettativa di vita teorica di 82 anni), dovesse lavorare nei campi 12-13 ore al giorno come facevano i contadini di allora, ma questa volta munito di una bella valigetta di farmaci e tanto cibo industriale della grande distribuzione.
Quale potrebbe essere la sua aspettativa di vita ?
Buona RIFLESSIONE a tutti
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