Nascimben Andrea
Un articolo pubblicato sul Medical Journal of Australia (MJA), afferma che il documentario un'inchiesta giornalistica condotta nel 2013 – che metteva in discussione i benefici della prescrizione delle statine a coloro che hanno un moderato rischio di attacco cardiaco – può aver portato fino a 2900 persone a soffrire di un attacco di cuore o alla morte a seguito dell’interruzione del trattamento.
Questa idea è condivisa anche dal vicepresidente della Facoltà di Scienze della Salute, il Professor Simon Capewell, che ha descritto il documentario come “informativo, trasparente, e che solleva legittimi dubbi”.
La stessa rivista medica BMC Medicine, ha pubblicato studi condotti sulla popolazione comune mostrano che quasi il 75 percento dei nuovi utenti smette di assumere statine entro un anno dalla prescrizione, e il 62 percento motiva la propria scelta sulla base di un effetto collaterale.
In effetti l’evidenza che sta emergendo suggerisce che, nel migliore dei casi, i benefici delle statine sono stati grossolanamente esagerati, e gli effetti collaterali trascurati.
Due gruppi di ricerca indipendenti in Giappone e in Francia hanno messo in discussione l’affidabilità di molti dei precedenti studi, tutti sponsorizzati dall’industria farmaceutica, che sostenevano i benefici delle statine.
In effetti la ricerca giapponese si è spinta al punto di suggerire che le statine siano una delle cause dell’aumento dei casi d'insufficienza cardiaca nella popolazione.
Nel frattempo il noto cardiologo francese Michel De Lorgeril ha affermato che tutti gli studi pubblicati dopo il 2006 “non mostrano alcun beneficio” delle statine per la prevenzione del rischio cardiovascolare, in nessuno dei gruppi di pazienti.
“i medici devono essere consapevoli che le attuali asserzioni sull’efficacia e la sicurezza delle statine non sono basate sull’evidenza”, ma ciò nonostante si prosegue a prescrivere ignorando i corposi dati epidemiologici (statistici) e tenendo per buoni esclusivamente quelli di tipo sperimentale ( i cosiddetti Trials).
Domandarsi chi finanzia e produce gli studi sperimentali è inutile, la risposta è già implicita.
Allontanare l'industria dai centri di ricerca medica e riporre le farmaceutiche all'interno di un quadro di mera produzione industriale ( e non di ricerca), è oramai un'urgenza nazionale !
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