Si è passati da una ''prevenzione della comparsa'' della malattia, alla ''prevenzione della progressione'' della malattia (Signorini 1979). Lo strumento adottato per contrastare la malattia oramai avanzata, è ovviamente quello chimico-farmaceutico.
In sostanza, Non si previene, ma piuttosto si attende la malattia, e in un secondo momento, si cerca di affrontarla esclusivamente con il farmaco. In dosi sempre maggiori e in multiterapia.
La prevenzione primaria è detta anche eziologica perché si rivolge alle cause di malattie e ai fattori che aumentano le probabilità di malattia e che sono prevalentemente fattori ambientali ( errate pratiche alimentari, ridotta attività fisica, uso sistematico di chimica come farmaci, additivi alimentari, materiali chimici di uso corrente, quali, cosmetici, indumenti, deodoranti per ambiente, vernici, solventi, smalti, ecc..).
La prevenzione secondaria, invece, interviene quanto più precocemente possibile su processi od orientamenti patologici già in atto per arrestare o quanto meno rallentare l'evoluzione, o, al limite, impedire aggravamenti o complicazioni (ma non può quasi mai condurre a guarigione se non si modificano le condizioni ambientali-insorgenti).
Essa si basa sulle indagini di ''diagnosi precoce'' estesamente applicata all'intera popolazione o a gruppi di popolazione ad alto rischio verso determinate malattie, allo scopo di selezionare non solo i soggetti portatori di forme morbose allo stadio iniziale o asintomatico, ma anche i portatori di difetti considerabili come fattori di rischio elevato (stati prepatologici) o non elevato (predisposizioni morbose) di malattia (Bo 1984).
Ma oltre alle importanti screening clinici per fare diagnosi precocemente, andrebbe introdotto il paradigma della MEDICINA ANTICIPATORIA, costituito essenzialmente da informazione capillare e sistematica dei pazienti in ordine alle potenzialità di malattia in cui si incorre se non vi è una sana igiene di vita ( a partire dall'ambito nutrizionale e motorio ).
Tanto è vero che patologia prevalente è cambiata, soprattutto per quanto attiene le malattie cardiovascolari, i tumori e le malattie autoimmuni, a cui vanno aggiunti i casi di bronchite cronica, di diabete.
Malattie legate per lo più ad alimentazione industriale, all'uso frequente di farmaci, all'invasione pressochè sistemica di sostanze chimiche ( farmaci, cibo, agricoltura, materiale di uso quotidiano ), tutte situazioni per le quali sarebbe sufficiente aggredire i già individuati fattori di rischio.
Soprattutto, le esigenze della prevenzione postulano medici di formazione diversa da quella tradizionale: ovvero medici della salute (e non della malattia).
Ma probabilmente, la questione andrebbe intrapresa fin dagli esordi del percorso accademico in medicina, invece di lasciare che sia il singolo medico (o lo sparuto gruppo di medici) a intraprendere percorsi alternativi alla medicina cosi detta convenzionale, clinici indipendenti il più delle volte tacciati per eretismo.
I risultati catastrofici sul piano delle malattie ( e delle presunte guarigioni) però chiamano questa "moderna" medicina di fronte alle sue enormi responsabilità e l'inversione di rotta sarà cosa ineluttabile.
Bibliografia
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